L’atelier

In seguito alla scomparsa dell’artista si è iniziata un’attività di sistemazione del suo atelier. In una prima fase si è cercato di guardare molto e toccare poco, fotografare il più possibile per avere testimonianza di come il Bonaldi lavorava e che tipo di organizzazione aveva dato al proprio studio.

Un esempio è la presenza di numerosi tavolini muniti di rotelle che gli permettevano di lavorare contemporaneamente su più opere, interrompere il lavoro per poi riprenderlo con assoluta libertà di movimento. Anche i ripiani degli stessi erano intercambiabili, in modo da poter operare sempre su un supporto pulito.

Questo tipo di organizzazione era adatta a opere di medie dimensioni e in vetroresina , come per esempio Fluorescenze. Per i disegni, invece, il Bonaldi aveva ricavato uno spazio isolato dal resto con grandi tavoli sulla quale appoggiava tutto l’occorrente; pastelli, colori, pennelli, fogli, pennarelli ecc..

Attualmente il lavoro di sistemazione è in corso: l’obiettivo è quello di ridefinire gli spazi per poter accogliere l’intera raccolta dell’artista. Non soltanto quelli che amava definire come oggetti, cioè le opere, ma anche tutto il materiale che permetta uno studio approfondito e sincero sulla sua ricerca artistica.

Fluorescenze, opera non finita, 2021

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